Il 28 febbraio 08 si è svolta l' assemblea in A1; l'obiettivo era quello di dar voce agli studenti di Scienze della Comunicazione sulla vicenda dell' eliminazione dell'appello di tesi di Aprile e in tal modo portare all'attenzione della presidenza la posizione negativa degli studenti su questa scelta.
Gli organizzatori erano fiduciosi sulla riuscita dell'iniziativa visto il buon esito della raccolta firme che ha raggiunto ben 400 adesioni e visti anche i numerosi topic su comunicatori.net.
Quando invece l'assemblea si è trasformata in una vera e propria Caporetto, non solo la partecipazione è stata a dir poco nulla e quantificabile in 4 studenti, ma ha spinto l’organizzatrice Agostina di Martino a "gettare la spugna" e a scrivere una serie di topic di fuoco su comunicatori.net.
I primi a farne le spese sono stati gli studenti che hanno firmato per riattivare la sessione di tesi, definiti scrocconi e opportunisti, poi è toccato anche ai rappresentanti e in particolare a Benedetta Cosmi accusata di aver tentato di manipolare la "povera e indifesa" di Martino.
Non posso non nascondere l' ammirazione verso l'organizzatrice, per essersi impegnata in questo progetto a dir poco arduo visti anche i tempi estremamente ridotti per una riuscita positiva.
Trovo stucchevole l'atteggiamento da vittima sacrificale che oggi la di Martino sta portando avanti, ritengo che le cose vadano fatte quando realmente ci si crede, anche contro l'indifferenzache è sicuramente il male peggiore che oggi attanaglia la nostra Facoltà, ma sopratutto la società che ci circonda.
Sugli attacchi ai rappresentanti non posso non concordare, mi sono trovato spesso infatti a scrivere contro l'indifferenza e la passività di questi "signori"; credo però che siano completamente ingiuste le critiche contro la Cosmi, in assoluta imparzialità, nonostante l’amicizia che mi lega a lei, ho apprezzato la sua estrema buona fede che talvolta la conduce a scelte sbagliate perchè vengono fatte con il cuore e non con la testa. Io personalmente credo che i fallimenti, qualunque essi siano, non debbano essere imputati a cause esterne, ma vadano ricercati dentro di noi, nelle nostre incapacità.
di Antonio Nesci
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