Ormai da settimane nelle Facoltà di Sociologia e di Scienze della Comunicazione ci si dibatte sul da farsi per far sentire la voce del dissenso non solo nel ristretto mondo accademico, ma nella società.
Si va dalle lezioni nelle piazze, caldeggiate da alcuni docenti, o per le strade, al centro degli incroci per produrre il massimo disaggio, proposta da alcuni studenti ecc…
Si potrebbe gia’ dibattere a lungo sulla legittimità di azioni del genere, ma il nodo che in ogni assemblea produce un forte attrito tra gli stessi studenti e i docenti riguarda l’ occupazioni delle Facoltà.
E’ in dubbio che la maggioranza degli studenti è consapevole della gravità dei tagli prodotti dalle legge 133, ma non è disposta ad un’ occupazione che produrrebbe solo un “danno” a loro stessi per almeno due ragioni.
La prima riguarda puramente una questione di maggiore difficoltà di mobilitazione, oggi è sufficiente tappezzare la Facoltà di manifesti o passare per le aule dove ci sono le lezioni per comunicare le iniziative. Con l’occupazione tutto ciò non sarà più possibile, visto che da esperienze passate si è visto che gli studenti in caso di blocco non vengono in Facoltà per le ragioni più disparate.
Il secondo punto riguarda ciò che noi vogliamo comunicare al di fuori.
In questi mesi i media ci hanno dipinto come dei fannulloni, noi dobbiamo dimostrare di essere migliori, ma non solo.
Se ormai è palese che la Destra e la Sinistra si sono posti un obiettivo preciso cioè di bloccare e smantellare Università e la Scuola pubblica, noi dobbiamo andare contro corrente dobbiamo essere ciò che non siamo stati negli anni passati: il vero motore del cambiamento; e l’occupazione è un frutto avvelenato che alla lunga non ci permetterà quello scambio di opinioni che è la benzina del nostro motore.
Tutti noi dobbiamo essere consapevoli che in ballo non c’è solo una questione di fondi dati o non dati, ma il problema è più profondo e riguarda il tipo di società che noi vogliamo per il nostro amato paese, oggi noi siamo soli ed è questa la nostra forza, noi oggi abbiamo la possibilità di costruire un nuovo paese scalzando questa nostra classe politica mediocre.
Non posso non fare un accenno a quel bravo venditore di fumo che guida il più grande partito di opposizione e dirgli:
TU NON SEI MEGLIO DELL’ALTRO VENDITORE DI FUMO.
di Antonio Nesci
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