Pomezia ha un nuovo rappresentante per Scienze della Comunicazione a Roma. La scelta è andata su di me, ma poco sarebbe importato se fosse stato eletto qualcun altro: l’importante era portare la voce del Campus Universitario fra le stanze e i corridoi di via Salaria. La notizia della vittoria mi era giunta quasi inaspettata, perché fino all’ultimo avevo temuto che i voti non potessero essere paragonabili per numero
con quelli di Roma. E invece i ragazzi di Pomezia si sono rivelati molto attenti a temi così importanti come la rappresentanza studentesca, lanciando un segnale inequivocabile: “non siamo studenti di serie B”. Ancora oggi molti ragazzi, universitari e liceali, non immaginano neanche lontanamente l’esistenza di questo Polo immerso nel verde. Esse est percipi, come avrebbe detto Berkeley: ogni entità, per esistere
deve essere percepita. Per moltissimi docenti e studenti romani noi non esistevamo. E come può una cosa che non esiste, avere proposte e problemi? Filosofia a parte, sarebbe tuttavia fuorviante affermare che via Salaria si sia completamente disinteressata ai “comunicatori-in-erba” del Campus. Gli sforzi sono stati fatti e si sta ancora lavorando duro per portare il consolidamento dell’asse Roma-Pomezia a livelli produttivi: un importante passo lo ha fatto Benedetta Cosmi, la rappresentante uscente dal nostro Consiglio di facoltà, che, approfittando dell’evento organizzato al Campus da Radio Sapienza, si è messa in contatto con me per scrivere un articolo sul numero 12 di Straparlo.
“Mettiamo su un palinsesto!”, questo il titolo con cui Benedetta ha voluto costruire un ponte fra comunicatori romani e quelli pometini, proponendo agli studenti del Campus di candidarsi alle elezioni studentesche di Novembre. Sono del parere che se si vuole ottenere qualcosa ci vuole molto tempo. Ma sono anche convinto, che insistendo con fermezza nel richiederla sia a chi di dovere, ma soprattutto a
noi stessi, si possano ottenere risultati veramente grandi. La mia fondamentale missione è sviluppare - attraverso la collaborazione di chiunque ne sia interessato - l’asse Roma - Pomezia; dimostrare a preside, docenti e colleghi, che puntare sul Campus Universitario è un atto di grande lungimiranza.
Messa in uno slogan “Servizi più efficienti attraggono più studenti”. Più studenti, più tasse convogliate in facoltà, più fondi, più servizi, più studenti. E così via: più tasse, più fondi… A Pomezia serve una biblioteca, soprattutto per reperire i libri più introvabili, che ti costringono a fare pellegrinaggi a Roma.
Di una segreteria didattica, o - se proprio non si può - comitati i accoglienza, come il CIAO. E dei laboratori di comunicazione: creare una sede ad hoc per il giornale universitario, promuovere l’organizzazione di eventi (e quindi redazione, di comunicati stampa, raccolta dei dati), creare gruppi
di lavoro o di ricerca.
Sulla falsa riga dell’articolo di Benedetta, lancio un appello agli studenti romani: abbiamo tutto lo spazio necessario per ospitare eventi, seminari ed iniziative varie. Viviamo in mezzo ad una bellissima sughereta, che se sfruttata al meglio potrebbe essere la perfetta locazione per molti eventi estivi.
Pensiamo ad esempio, alla festa universitaria, che magari potremmo tenere in una stellata sera di luglio, piena di stand e musica: e se, proprio volessimo completare questa serata con dei momenti indimenticabili, potremmo allontanarci man mano dall’atmosfera festosa del palco, per ritrovarci a passeggiare su un sentiero illuminato, e, circondati dagli aromi della sughereta, udire poco a poco il canto dei grilli.
Invito tutti gli studenti di Roma a venire al Campus per mostrare loro che non sto raccontando favolette. Se siete interessati alle cose che ho scritto in questo articolo, mettevi in
contatto con me: jeankrauts@gmail.com .
L’interesse, le critiche e le idee servono sempre, specialmente se vogliamo costruire un qualcosa non solo per la facoltà, ma anche il nostro futuro professionale.
con quelli di Roma. E invece i ragazzi di Pomezia si sono rivelati molto attenti a temi così importanti come la rappresentanza studentesca, lanciando un segnale inequivocabile: “non siamo studenti di serie B”. Ancora oggi molti ragazzi, universitari e liceali, non immaginano neanche lontanamente l’esistenza di questo Polo immerso nel verde. Esse est percipi, come avrebbe detto Berkeley: ogni entità, per esistere
deve essere percepita. Per moltissimi docenti e studenti romani noi non esistevamo. E come può una cosa che non esiste, avere proposte e problemi? Filosofia a parte, sarebbe tuttavia fuorviante affermare che via Salaria si sia completamente disinteressata ai “comunicatori-in-erba” del Campus. Gli sforzi sono stati fatti e si sta ancora lavorando duro per portare il consolidamento dell’asse Roma-Pomezia a livelli produttivi: un importante passo lo ha fatto Benedetta Cosmi, la rappresentante uscente dal nostro Consiglio di facoltà, che, approfittando dell’evento organizzato al Campus da Radio Sapienza, si è messa in contatto con me per scrivere un articolo sul numero 12 di Straparlo.
“Mettiamo su un palinsesto!”, questo il titolo con cui Benedetta ha voluto costruire un ponte fra comunicatori romani e quelli pometini, proponendo agli studenti del Campus di candidarsi alle elezioni studentesche di Novembre. Sono del parere che se si vuole ottenere qualcosa ci vuole molto tempo. Ma sono anche convinto, che insistendo con fermezza nel richiederla sia a chi di dovere, ma soprattutto a
noi stessi, si possano ottenere risultati veramente grandi. La mia fondamentale missione è sviluppare - attraverso la collaborazione di chiunque ne sia interessato - l’asse Roma - Pomezia; dimostrare a preside, docenti e colleghi, che puntare sul Campus Universitario è un atto di grande lungimiranza.
Messa in uno slogan “Servizi più efficienti attraggono più studenti”. Più studenti, più tasse convogliate in facoltà, più fondi, più servizi, più studenti. E così via: più tasse, più fondi… A Pomezia serve una biblioteca, soprattutto per reperire i libri più introvabili, che ti costringono a fare pellegrinaggi a Roma.
Di una segreteria didattica, o - se proprio non si può - comitati i accoglienza, come il CIAO. E dei laboratori di comunicazione: creare una sede ad hoc per il giornale universitario, promuovere l’organizzazione di eventi (e quindi redazione, di comunicati stampa, raccolta dei dati), creare gruppi
di lavoro o di ricerca.
Sulla falsa riga dell’articolo di Benedetta, lancio un appello agli studenti romani: abbiamo tutto lo spazio necessario per ospitare eventi, seminari ed iniziative varie. Viviamo in mezzo ad una bellissima sughereta, che se sfruttata al meglio potrebbe essere la perfetta locazione per molti eventi estivi.
Pensiamo ad esempio, alla festa universitaria, che magari potremmo tenere in una stellata sera di luglio, piena di stand e musica: e se, proprio volessimo completare questa serata con dei momenti indimenticabili, potremmo allontanarci man mano dall’atmosfera festosa del palco, per ritrovarci a passeggiare su un sentiero illuminato, e, circondati dagli aromi della sughereta, udire poco a poco il canto dei grilli.
Invito tutti gli studenti di Roma a venire al Campus per mostrare loro che non sto raccontando favolette. Se siete interessati alle cose che ho scritto in questo articolo, mettevi in
contatto con me: jeankrauts@gmail.com .
L’interesse, le critiche e le idee servono sempre, specialmente se vogliamo costruire un qualcosa non solo per la facoltà, ma anche il nostro futuro professionale.
Jean-Luc Krautsieder
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