Pensavamo tutti che il caso Giovanna Reggiani, donna violentata ed uccisa nelquartiere di Tor di Quinto a Roma nello scorso ottobre, fosse l’ultimo vile e sanguinario atto di efferatezza, spietatezza e misoginia umana. Ebbene no, visto le ultime cronache che sono giunte in questi ultimi giorni, da Milano, Torino ed ancora Roma che hanno denotato ancora una volta questa forma di intolleranza e denigrazione maschile, nei confronti delle donne. A Milano, lo scorso 18/04, una studentessa erasmus americana, ha subito lo stupro nel cuore della città, da un uomo di origine egiziana, mentre a Torino ieri, una giovane donna di 27 anni di nome Fatima è stata vittima di soprusi da parte di due albanesi, al di fuori di un locale. Poi è stata la volta di Roma, sempre nella giornata di ieri, in cui un’altra studentessa marocchina di 31 anni non ha potuto nulla contro la barbara azione di un rumeno. Sembra aprirsi dunque uno scenario spettrale, nonché delirante che denuncia lo status di profonda avversione nei confronti delle donne, vittime sacrificali e con l’unica colpa di essere il primo oggetto di sfogo da parte di questa cruda realtà dell’immigrazione clandestina. Si la clandestinità, il vero problema relativo alla sicurezza che sembra attanagliare le istituzioni, al cospetto a questo punto, di una presunta dichiarazione di guerra da parte di costoro che agiscono in modo così disumano. Cosa fare? Sembra questo l’interrogativo che si pongono le nostre cariche dello Stato all’indomani dell’esito elettorale ed in relazione al prossimo ballottaggio a Roma tra Rutelli e ed Alemanno. Dunque la sicurezza, come era stato del resto nel caso Reggiani, diviene il primo nonché il più urgente tema da affrontare a livello sociale e politico. Una sicurezza da garantire
ai cittadini con contemporanea eliminazione dell’aspetto clandestino dell’immigrazione che sembra mettere d’accordo tutte le alte figure politiche. Il tutto cercando di non sollevare un problema “rumeno” che possa in qualche modo esortare una sorta di “caccia alle streghe” di stampo razzista e neonazista e di
creare dunque una giustizia fai da te. L’integrazione va plasmata con una regolarizzazione dei comportamenti sociali in stretto contatto con il mondo del lavoro e dell’occupazione.
Patrizio Rosati
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