2/22/2008

Un autografo dall’assassino

Seconda puntata. Nel precedente numero di "Offline"si era parlato di soap opera politica. La spettacolarizzazione non riguarda però soltanto questo settore. Da tempo è in voga infatti un genere che potremmo definire "criminal show". Assomiglia molto ai "reality show" ma è di natura più macabra. Erba, Garlasco, Novi Ligure, Perugia ne costituiscono la geografia. Come nel "Grande Fratello" ci sono dei protagonisti che vengono nominati e subito esclusi. Sono le vittime. Si dice chi sono, catalizzano l’attenzione per un attimo ma poi tutto il nostro interesse va verso i principali sospettati. I morti sono dimenticati. Iniziano quindi nuove nomination per decidere chi è l’assassino. Sarà Azouz? Sarà Alberto Stasi? Sarà Anna Maria Franzoni? Al momento della confessione di Rosa ed Olindo, Azouz cede la corona di "star" a loro, sono i nuovi nominati, lui ormai è come se fosse uscito dalla casa del "Grande Fratello". Si concede però ogni tanto delle apparizioni in tv, come succede agli eliminati dei vari reality a "Buona Domenica". Anche nei "criminal show" esiste il ballottaggio: la
sfida è tra gli innocentisti ed i colpevolisti. I magistrati diventano una sorta di pubblico in studio che
esprime il parere sul carattere di un personaggio per fornire elementi utili ad entrambi i contendenti.
I riflettori dei media cercano di carpire ogni singola espressione del principale sospettato. Rosa ed Olindo vengono ripresi mentre sorridono, si stringono la mano, si accarezzano. C’è qualcuno a cui interessa il reale andamento del processo? O ci interessano solo i retroscena, come le liti che avvengono nella casa di Cinecittà?
La casa. Elemento fondamentale. Nel nostro immaginario è il luogo della tranquillità,il nido familiare.
Ecco forse perché questi delitti ci attirano tanto. Sembrano impensabili, troppo orribili da sopportare
per questo, tramite i mass media cerchiamo di esorcizzarli. O forse cerchiamo di evadere dal nostro
inconscio etichettando l’altro come mostro? Peccato che di gente al mondo ne muore davvero tanta. I bambini in Africa, i vagabondi che muoiono di freddo sulle panchine o sotto i ponti, gli immigrati che non superano i viaggi in mare. Come mai per loro non si accendono i riflettori dei media? Mentre gli assassini firmano autografi, sembra di sentire un coro di voci dall’aldilà che chiede di fare silenzio.
Marco Pennacchia

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